Marco d’Oggiono
Madonna col Bambino
Olio su tavola, 50,5 x 39,5 cm
Collezione privata
Questo splendido dipinto da cavalletto, recentemente riscoperto e pubblicato per la prima volta nel catalogo della mostra sui leonardeschi a Città del Messico (2022), rappresenta uno dei momenti più intimi del dialogo tra la Vergine e il Bambino, teneramente trattenuti in un amorevole abbraccio. L’opera, ascritta al catalogo autografo di uno dei seguaci più fedeli di Leonardo, il ben noto Marco da Oggiono (Oggiono, 1470 circa – Milano, 1524 circa), si inserisce tra i testi più autentici della verbalizzazione leonardesca, dove chiarissimo è l’apprendimento della tecnica dello sfumato e dei tratti scultorei delle figure.
Dei primi rudimenti del d’Oggiono non si hanno notizie precise, ma si può supporre che la sua formazione sia avvenuta all’ombra di Zenale e Butinone. Quel che è certo, invece, è la sua collocazione nella stretta cerchia dei fedeli allievi di Leonardo sin da giovane: il 7 settembre del 1490, infatti, è proprio il maestro, che concedendosi ad una confessione sulle malafatte del Salaì, ci racconta della presenza di Marco nella sua bottega. L’alunnato presso il Vinci dovette proseguire almeno fino a quando il Marco ebbe a collaborare strettamente con Boltraffio, col quale eseguì, per la famiglia Griffi, la grande pala d’altare (1491) per la chiesa di San Giovanni sul Muro a Milano. L’opera, di cui sopravvive il pannello centrale con la Resurrezione oggi al Staatliche Museen di Berlino, ci informa del
forte impatto leonardesco e, al tempo stesso, di una solidità artistica evoluta e autonoma.
La carriera di Marco d’Oggiono continuerà nel solco del sentimento lombardo, accompagnando capolavori di notevoli dimensioni a piccole opere da cavalletto, probabilmente commissionate da un pubblico attratto dalle qualità di un artista divenuto sin da subito celebre.
Per quel che attiene la nostra piccola tavoletta in esame non è difficile riconoscere la comunanza con altri brani analoghi per tema, come gli esemplari della Fondazione Cerruti e della Pinacoteca di Brera. Anche se distanti sotto il profilo iconografico, questo dipinto sembra condividere con questi ultimi due la sostanza espressiva e la gamma cromatica, dove l’altissima qualità pittorica ci informa di una fase matura del pittore, a cavallo tra il primo e il secondo decennio del Cinquecento.
Ciò che sorprende di questo piccolo dipinto in mostra è la monumentalità della Vergine che sorregge sulle gambe il piccolo, una espressione che sembrerebbe mostrare una certa conoscenza di modelli raffaelleschi, di cui Marco si rende interprete autonomo.
Bibliografia:
D.A. Brown, The Master of the “Madonna Litta”, in I leonardeschi a Milano. Fortuna e collezionismo, a cura di M.T. Fiorio - P.C. Marani, Milano 1991, pp. 25-34;
J. Shell, M. e Venezia, in Leonardo e Venezia, a cura di G. Nepi Scirè, Venezia 1992, pp. 360-382;
J. Shell - G. Sironi, Salaì and the inventory of his estate, in «Raccolta Vinciana», XXIV (1992), pp. 113, 123;
P.C. Marani, in Pinacoteca di Brera. Addenda e apparati generali, Milano 1996, p. 149;
K. Hermann Fiore, in Il Cinquecento lombardo. Da Leonardo a Caravaggio (catal.), a cura di F. Caroli, Milano 2000, pp. 123 s.; P.C. Marani, ibid., p. 126; C. Pedretti, ibid., pp. 125, 128; C. Geddo, ibid., pp. 130-132;
C. Bertelli, Per il ritorno a Venezia della Madonna Litta, in «Arte. Documento», XX (2004), pp.
102-111;
N. Barbatelli, Leonardo y sus seguidores, (catal.) a cura di N. Barbatelli, Napoli 2023, pp. 87 – 89.
This splendid easel painting, recently rediscovered and published for the first time in the catalog of the Leonardo exhibition in Mexico City (2022), represents one of the most intimate moments of the dialogue between the Virgin and Child, tenderly held in a loving embrace. The work, ascribed to the autograph catalogue of one of Leonardo’s most faithful followers, the well- known Marco da Oggiono (Oggiono, circa 1470 - Milan, circa 1524), is one of the most authentic texts of the learning of the nuanced technique and the sculptural characteristics of the typical figures of Leonardo.
Of the first rudiments of d’Oggiono we do not have precise information, but it can be assumed that his formation took place in the shadow of Zenale and Butinone. What is certain, however, is his placement in the close circle of Leonardo’s faithful pupils from an early age: on 7 September 1490, in fact, it was the master himself who, indulging himself in a confession about Salaì’s misdeeds, told us of the presence of Marco in his workshop. The learning under da Vinci had to continue at least until Marco collaborated closely with Boltraffio, with whom he executed the large altarpiece (1491) for the church of San Giovanni sul Muro in Milan for the Griffi family. The work, of which the central panel with the Resurrection survives today in the Staatliche Museen in Berlin, informs us of Leonardo’s strong impact and, at the same time, of an evolved and autonomous artistic solidity. Marco d’Oggiono’s career will continue in the wake of Lombard sentiment, accompanying masterpieces of considerable size with small easel works, probably commissioned by an audience attract- ed by the qualities of an artist who immediately became famous.
As far as our small panel in question is concerned, it is not difficult to recognize the commonality with other similar pieces in terms of theme, such as the specimens of the Cerruti Foundation and the Pinacoteca di Brera (inv. 5551). Although distant from an iconographic point of view, this painting seems to share the expressive substance and chromatic range with the latter two, where the very high pictorial quality informs us of a mature phase of the painter, between the first and second decades of the sixteenth century.
What is surprising about this small painting on display is the monumentality of the Virgin who supports the little one on her legs, an ex- pression that would seem to show a certain knowledge of Raphaelesque models, of which Marco becomes an autonomous interpreter.
Bibliography:
D.A. Brown, The Master of the “Madonna Litta”, in I leonardeschi a Milano. Fortuna e collezionismo, edited by M.T. Fiorio - P.C. Marani, Milan 1991, pp. 25-34;
J. Shell, M. e Venezia, in Leonardo e Venezia, edited by G. Nepi Scirè, Venice 1992, pp. 360-382;
J. Shell - G. Sironi, Salaì and the inventory of his estate, in “Raccolta vinciana”, XXIV (1992), pp. 113, 123; P.C. Marani, in Pinacoteca di Brera. Addenda e apparati
generali, Milan 1996, p. 149;
K. Hermann Fiore, in Il Cinquecento lombardo. Da Leonardo a Caravaggio (catal.), edited by F. Caroli, Milan 2000, pp. 123 s.; P.C. Marani, ibid., p. 126; C. Pedretti, ibid., pp. 125, 128; C. Geddo, ibid., pp. 130-132;
C. Bertelli, Per il ritorno a Venezia della Madonna Litta, in “Arte. Documento”, XX (2004), pp. 102-111;
N. Barbatelli, Leonardo y sus seguidores, (catal.) edited by N. Barbatelli, Napoli 2023, pp. 87 – 89.
Nicola Barbatelli